Il violino di Auschwitz

di Anna Lavatelli

Recensione a cura di Luca Elia, classe terza media, Lycée International di Saint Germain en Laye, Francia

La voce del violino racconta la triste storia della famiglia ebrea Levy, che nel 1943 viene deportata ad Auschwitz. Nel campo di sterminio Cicci, la ragazza protagonista del libro, riesce a sopravvivere grazie al violino perché entra a far parte di una banda musicale che suona per i Tedeschi.

La ragazza durante la sua prigionia riesce a ottenere un messaggio scritto dal fratello Enzo, che nasconde all’interno del violino. Ma quest’ultimo un giorno si rompe e Cicci non può più suonare. Muore così di stenti come sua madre. Enzo invece si salva e ritrova il violino. Lo porta a riparare da un liutaio senza mai recuperarlo. Più tari, Carlo Alberto Carutti, un novantenne collezionista, lo comprerà e scoprirà il biglietto di Enzo. Ed è così che la vicenda verrà alla luce.

Il libro mi ha colpito molto perché narra la violenza e la crudeltà di una fase triste della Storia attraverso la voce di un violino. Ogni capitolo ha un titolo musicale che mette in evidenza le emozioni. E di emozioni anche io, leggendo questo romanzo, ne ho provate tante. Ne suggerisco quindi la lettura per riflettere su un capitolo buio della Storia che non va dimenticato.

Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea, 2018