Intervista a Vivian Lamarque
a cura degli alunni delle classi II e III primaria del Lycée International di Saint Germain en Laye (Francia)Saint Germain en Laye (Francia) 05/11/2019
Pubblichiamo le risposte ad alcune domande rivolte a Vivian Lamarque, pseudonimo di Vivian Daisy Donata Provera Pellegrinelli Comba, poetessa, traduttrice e scrittrice italiana che vive a Milano, nel corso del laboratorio di scrittura tenuto in classe III e della Conferenza tenuta nell’Anfiteatro del Castello di Hennemont per le classi II e III primaria.
Durante l’estate abbiamo letto due suoi libri, La bambina che mangiava i lupi e Mettete subito in disordine! Storielle al contrario, ed è venuta a trovarci a scuola ai primi di novembre. Eravamo contentissimi!
Buongiorno Vivian, siamo i bambini di II e III primaria del Lycée International di Saint Germain en Laye, Francia.
Volevamo sapere cosa ti ha spinto a fare la scrittrice.
Ho iniziato a scrivere a 10 anni. Molti bambini lo fanno, ma poi si fermano. Io, invece, ho continuato e, con il libro Teresino ho vinto il “Premio Viareggio Opera Prima”. Avevo 35 anni. Da allora non ho più smesso. Penso che per alcuni mestieri si nasca.
Come fai a inventare una storia ?
A volte nasce da dentro, perché la vita é difficile o la realtà può non piacere. Con la fantasia si può cambiare tutto: si può capovolgere la realtà, ed ecco che è una bambina a mangiare i lupi e non viceversa o in un paese le regole possono essere all’incontrario.
Come mai i protagonisti dei tuoi libri sono spesso soli?
È un aspetto che ritorna spesso nelle mie opere, come in La bambina di ghiaccio o La bambina che mangiava i lupi. Ho scritto addirittura una Fiaba del figlio unico. Da bambina ero spesso sola. La mia mamma naturale mi aveva dato in adozione e molto giovane ho perso il mio papà adottivo. La mamma adottiva era cassiera del cinematografo e lavorava dalle 14.00 alle 24.00, quindi non la vedevo quasi mai, neanche i giorni festivi.
Perché, in La bambina che mangiava i lupi, la bambina si chiama Bambina e non ha un nome vero e proprio?
Non so mai che nome dare ai personaggi dei miei libri. Solo una volta ho assegnato il nome di Tom a un bambino, ma poi mi sono pentita.
Perché Bambina diventa un lupo?
In realtà la storia che avevo scritto io prevedeva che Bambina mangiasse i lupi d’inverno e poi si concludeva, ma l’editore (che è la persona che pubblica i libri) mi aveva chiesto di cambiare il finale per renderlo diverso dal solito. Lì per lì ero un po’ seccata di dover rivedere la fine, ma, dopo che l’ho fatto, mi sono resa conto che l’editore aveva ragione e la storia va bene così.
Oltre che scrittrice, sei prima di tutto una poetessa. Cosa esprime la tua poesia?
Si scrive una poesia pensando a qualcosa, ma, a chi legge, la poesia comunica altro perché il lettore conferisce al testo un’interpretazione diversa in base alle sue esperienze.
Ci leggi una tua poesia che ami particolarmente?
È una poesia che richiama un fatto autobiografico e si intitola Il primo mio amore, il primo mio amore (1981):
Il mio primo amore il mio amore
erano due.
Perché lui aveva un gemello
E io amavo anche quello. Il mio primo amore erano due uguali
ma uno più allegro dell’altro
e l’altro più serio a guardarmi
vicina al fratello.
Alla finestra di sera stavo sempre con quello
ma il primo mio amore erano due
lui e suo fratello gemello.
Volendo dare un spiegazione lineare di questi versi posso fare riferimento al fatto che a tredici anni, ero in Germania, mi innamorai a prima vista di un ragazzo dai capelli rossi e gli occhi azzurri, ma anche del fratello gemello che vidi poco dopo.
Volendo dare una spiegazione non lineare posso fare riferimento al fatto che nella mia vita sono state presenti due madri: la mamma che mi ha generato e quella che mi ha adottato e la poesia si riferisce forse profondamente a questi due volti diversi della mia infanzia.
Come definiresti la tua poesia?
Alcuni la definiscono una poesia elementare, di immediata comprensione. Un giorno un ragazzo delle superiori ha esclamato: ”Ma che poesia è la sua? Si capisce tutto!”. Si è talmente abituati a dover fare la parafrasi di fronte alla poesia… Io appartengo a quel gruppo di poeti, come Saffo, Caproni, i cui versi sono facili. Poi bisogna vedere cosa nasconde quella facilità.
Un’ultima domanda: tu incontri tanti bambini quando tieni conferenze e laboratori di scrittura. Quale commento ti è rimasto più impresso?
Una volta sono andata in una scuola e i bambini mi hanno chiesto se ero proprio io Vivian Lamarque, l’autrice del libro che avevano letto. Ero tutta gasata del fatto che mi riconoscessero e mi aspettassero, finché un bambino mi ha detto: ”Ma come sei vecchia!”. Da allora, quando incontro i bambini, racconto sempre questo episodio!