Questa sera è già domani

di Lia Levi

Recensioni degli studenti componenti della Giuria del Premio Strega Giovani 2018

[Recensione di Katia, classe 4^ C, Scuola Italiana Statale di Addis Abeba – Etiopia]

Questo romanzo è ambientato a Genova e si snoda prima e durante i difficili momenti della dittatura fascista in Italia ed ha per protagonisti alcuni esponenti della comunità ebraica.

La signora Emilia Rimon è sposata con Mark Rimon, ambedue di religione ebraica. Hanno un figlio, Alessandro, che dimostra un’intelligenza superiore alla media. Dopo tante peripezie la famiglia riesce a rifugiarsi in Svizzera.

L’intervento di Alessandro, ora quindicenne, è decisivo per convincere i funzionari svizzeri alla loro accettazione.

Il racconto termina con il canto che precede l’inizio dello Shabat.

Alessandro, ora adulto, si unisce al gruppo per raggiungere il Minian e cioè il numero necessario di maschi raccolti in preghiera.

Il titolo “Questa sera è già domani” porta in sé un sentimento di speranza: dopo il buio, la luce.  Infatti il libro termina con il canto di benvenuto al sabato.

Leggendo questo libro ho avuto sensazioni di incredulità! Non sembra vero che nella civile Europa solo ottanta anni fa siano accaduti fatti così crudeli verso persone sino ad allora perfettamente integrate.

Con la notte dei cristalli, al grido di Heil Hitler e Juden Verreck (ebreo crepa), iniziarono le ostilità fisiche molto violente verso persone che avevano un solo torto: essere ebrei.

Il mio pensiero è: speriamo che mai più nel mondo intero avvengano atrocità simili generate da sentimenti negativi verso chi è diverso da noi.

[Recensione di Veronica, classe 3^ G, Scuola Italiana Statale di Addis Abeba – Etiopia]

Un padre colto, Alessandro, un “figlio prodigo”, una madre italiana. Questa è la famiglia Rimon. Zii, nonni, amici e rabbini, tutti con la colpa di essere ebrei. La scrittura semplice, a tratti poetica, accompagna il tema centrale della speranza. La speranza della fine della guerra, la speranza nell’Italia e negli italiani, i loro compatrioti. Sì perché, dopotutto, ebrei o no, erano italiani. Vedere loro tolte cose che appartenevano alla formazione della loro identità personale (lavoro, scuola), l’emarginazione dalla società, che fino a quel momento constituiva di amici, soci e vicini… ora si presenta come una massa di ostilità e odio. È come se le Leggi avessero tolto il tappeto da sotto i piedi e ora si trovavano smarriti, senza una direzione in cui procedere, tutto per aver commesso il “gran reato” di essere ebrei. Anche perché sono una famiglia piuttosto laica, specialmente il giovane Alessandro, nel quale si trova sin dall’età giovanile una forte presenza di fascismo e delle sue nozioni, contrastate però dalle ideologie  del padre. L’odio, la paura e l’incertezza, danno ad Alessandro una formazione decisamente diversa rispetto ai giovani non ebrei della sua età, che hanno ancora mantenuto la loro innocenza. Questo spinge tutta la famiglia a porsi domande. Dio sta dalla parte giusta?

Ogni personaggio rappresenta un ruolo nello “spettacolo” della guerra: il padre è  la voce della verità e della saggezza, la madre rappresenta la tristezza della realtà, in Alessandro si vede l’innocenza starppata, il nonno Luigi rappresenta la pace della generazione precedente, i Berg rappresentano la disperazione e il cugino Carlo rappresenta il coraggio. Una storia travolgente che narra con gli occhi di un bambino, poi adolescente, la seconda guerra mondiale.

“Il mondo può cambiare nella pausa di un tempo musicale. E proprio nello spicchio fra Beethoven e la svastica c‘era lei”.

“È passata una sola notte fra Vienna e la Vienna che non c’è più”.

“Dio sta dalla parte sbagliata”… “Quelli là non fanno altro che vincere”.

 

Lia Levi, Questa sera è già domani, Edizioni E/O, 2017