Sophie sui tetti di Parigi
di Katherine RundellCinque buoni motivi per leggere “Sophie sui tetti di Parigi” di Kathrine Rundell
“La ritrovarono nella custodia di un violoncello che galleggiava al centro della Manica, la mattina del suo primo compleanno.
Era l’unico essere vivente lì attorno, per miglia. C’era solo la bambina, qualche sedia elegante e la prua di una nave che spariva nell’oceano. Nella grande sala da pranzo la musica risuonava tanto forte e meravigliosa che nessuno si era accorto dell’acqua che invadeva la moquette. I violini erano andati avanti a suonare per qualche minuto anche dopo che la gente aveva cominciato a gridare.”
Questo è il bellissimo incipit di “Sophie sui tetti di Parigi”. Non solo per questo, ma anche per altri cinque buoni motivi vi consigliamo di leggere il libro. Ora ve li elenchiamo.
L’ambientazione: con il naufragio della Queen Mary eccoci trasportati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando si viaggiava su grandi e lussuosi transatlantici, quando si percorrevano le strade acciottolate con le carrozze trainate dai cavalli, quando viaggiare in treno era un’esperienza unica e i vagoni letto avevano specchi dorati e vasi da notte. Eccoci trasportati a Londra e da Londra a Parigi e qui, nella ville lumiere, pronti a guardare la città da una prospettiva diversa: i tetti. Da lassù Parigi è una città che brilla “di lampi e bagliori fugaci. Splendida come le uova Fabergé”.
La trama: Charles Maxim, un gentleman inglese, si trova all’interno del transatlantico Queen Mary nel momento in cui affonda. Riesce a trovare riparo su una scialuppa e a trarre in salvo anche una bambina che vede galleggiare all’interno della custodia di un violoncello avvolta da alcuni spartiti. La porta con sé a Londra, la chiama Sophie e diventa il suo tutore sorvegliato dall’Ente Nazionale dell’assistenza all’infanzia. Ma quando Sophie compie tredici anni l’assistente sociale comunica a Charles che non potrà più occuparsi della bimba. Dal momento che Sophie sarebbe finita in orfanotrofio, i due decidono di scappare e di andare a Parigi alla ricerca della madre, di cui la bambina ha un ricordo indelebile. A Parigi Sophie incontra Matteo, un ragazzo che vive sui tetti e che l’aiuterà nelle ricerche.
I personaggi e la loro filosofia: personaggi che come in “Capriole sotto il temporale”, un romanzo della stessa autrice pubblicato nel 2018 e candidato quest’anno al Premio Strega Ragazze e Ragazzi, sono anticonformisti e amanti della libertà. Charles ha le mani sempre sporche d’inchiostro, “il cappello malandato, con la tesa sul punto di staccarsi”, è indifferente al denaro ed è sempre circondato dai libri. Sophie invece è una bambina dal “viso indagatore”, “sempre attento, sempre in ascolto”, conosce tutte le capitali a memoria, i nomi degli alberi, la grammatica e tutte le sue regole. Ma quello che rende la bambina speciale è la sua filosofia di vita, quella che ha imparato dal padre adottivo e che si può riassumere in una frase che i due spesso pronunciano: “Mai ignorare una possibilità”. Questo le dà il coraggio e la speranza di continuare a credere che la madre, anche lei a bordo del Queen Mary durante il naufragio, sia ancora viva, fino a convincere Charles ad andare a Parigi alla sua ricerca.
Per lei, che è una ragazza molto determinata, “quasi impossibile vuol dire che in fondo un po’ è possibile”. E allora eccola partire alla ricerca della mamma, con l’unico indizio di cui dispone: la custodia del violoncello all’interno della quale è stata trovata. Perché “le mamme sono una cosa di cui hai bisogno, come l’aria, […] e come l’acqua. […] Le mamme sono un posto dove far riposare il cuore. Un rifugio dove fermarsi a prendere fiato”.
Il messaggio: l’autrice vuole dirci di non rinunciare mai ai nostri sogni e di credere sempre nelle intuizioni. Lo fa attraverso i personaggi di Charles e di Sophie, quest’ultima in particolare seguirà il suo istinto e i suoi ricordi, i ricordi di un violoncello e di ampi pantaloni neri, quelli indossati dalla madre.
La tecnica della sospensione dell’incredulità: Questo libro è un romanzo fantastico in cui è molto presente la tecnica della sospensione dell’incredulità. Sophie che sopravvive al naufragio di una nave galleggiando nella Manica all’interno della custodia di un violoncello e che, pur avendo visto la mamma soltanto nel suo primo anno di vita ha ricordi nitidi di lei: i sui stessi capelli e la sua carnagione, i “pantaloni con le toppe all’altezza delle caviglie”, che la ricorda ballare “con i pantaloni tutte le volte che suonava il violoncello”. E infine Matteo che vive sui tetti, che si ciba di funghi trovati sulle grondaie e parla inglese per averlo imparato soltanto ascoltando le conversazioni dei ragazzi del parco. A tutto ciò il lettore deve far finta di credere per lasciarsi trasportare magicamente in questa coinvolgente lettura.
[Recensione a cura della classe I media, Lycée International di Saint Germain en Laye, Francia]
Katherine Rundell, Sophie sui tetti di Parigi, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, 2016